lunedì 13 gennaio 2014

Se ci sei batti un colpo...

Lo striscione dei diciottenni di un paese vicino a Torino, appeso a festoni sulla strada centrale, recita: "Siamo la risata nel tunnel degli orrori". In un momento storico in cui l'immagine del tunnel da attraversare appare così efficace per rappresentare la sostanziale immobilità economica e sociale - e non ci si riferisce solo alla questione della crisi, ma anche a un certo vuoto mentale che sembra pervadere pogni cosa - è singolare che dei giovani maggiorenni riescano a definirsi 'risata' nel buio. Mettiamo da parte lo spirito goliardico, la fanfaronata appena post-adolescenziale, la spacconata fracassona: tutte cose scusabili, se non si fanno quando si hanno diciott'anni.... sembra di sentire una conversazione sul sagrato della chiesa tra gente ormai disillusa.... eppure è la parola che risalta come un fuoco vivo: risata.
L'atto del ridere è vitale: ridere di qualcuno, ridere di qualcosa, prendere in giro con una risata sono tutti aspetti che indicano la voglia di rilanciare, il desiderio di andare oltre. Ma anche ridere beffardamente, sarcasticamente: c'è una volontà di rivalsa in tutto questo, un desiderio di liberarsi da una cappa, di uscire fuori dal tunnel.
Inconsapevolmente questi ragazzi si sono inchinati al capezzale del morente e, scherzando tra di loro, gli hanno detto: «Ohé! Ci sei? Se ci sei batti un colpo perché noi ci siamo. Magari non più qui, magari altrove, abbiamo qualcosa da dire, a dispetto di quello che ci dicono, perché forse i morti siete voi, ma non noi. Noi il colpo lo batteremo, dovunque saremo, e sarà ben forte...»