sabato 7 febbraio 2015

Distopie claustrofobiche: Across the universe

Sempre a proposito di distopie va segnalato il romanzo Across the Universe, di Beth Revis, non recente ma recentemente pubblicato in Italia da Piemme (2012). La qualità caratterizzante di questa ansiogena distopia è la claustrofobia. La vicenda infatti è ambientata in un'astronave gigantesca che sposta una colonia umana da Terra sol a Terra centauri. Quattrocentocinquanta sono gli anni previsti per il viaggio e al momento dell'inizio quattrocento sono già passati. Ne rimangono ancora cinquanta. Ma proprio in quest omomento avviene un evento destinato a scardinare il tranquillo avvicendarsi della vita in quel luogo chiuso: uno degli ibernati (umani cioè in grado di riportare la conoscenza della terra quando la colonia sia arrivata nel luogo di destinazione) viene risvegliato prima del tempo. Si tratta di una ragazza che dopo i primi momenti di smarrimento, con il ricordo del pianeta di origine comincia a disseminare scompiglio nell'ordinata, fin troppo ordinata colonia. I temi da questo punto in poi cominciano a intrecciarsi entro il viluppo di una storia gialla molto avvincente: chi è stato a risvegliare la ragazza? Perché l'ha fatto? A poco a poco si delinea una realtà raccapricciante: sotto il velo della normalità e della serenità abitudinaria della vita sull'astronave si nasconde un segreto terribile.
Il libro è una appassionata riflessione sul senso del potere e sulle condizioni della vita sociale tra divergenza e livellamento: basti ricordare due dei tre principi che  vengono usati per stabilire la linea di comando sulla navicella: per non creare conflitti occorre appianare le differenze e impostare una leadership forte e strutturata. Il terzo principio, il più interessante, bisogna scoprirlo pian piano arrivando al fondo del libro. Ma quando sarà rivelato, sarà troppo tardi: tutto a questo punto viene messo in discussione e il proseguimento stesso della missione sarà in pericolo. Un libro da leggere.

martedì 13 gennaio 2015

Onda d'urto

Tra le tante distopie realistiche, questa di Strasser, L'onda, edita da RCS nel 2009 ma scritta nel 1981, si distingue per realismo, atmosfera inquietante e fuochi d'artificio finali. Basata su una storia vera, il famoso esperimento di Ron Jones, effettuato in una scuola superiore di Palo Alto di cui lo stesso autore riferisce in un articolo apparso su Whole earth catalogue nei primi anni '70, la vicenda è condotta in modo asciutto e racconta di come una classe affiatata e 'normale' viene pian piano manipolata e condotta ad essere un branco violento e repressivo dall'insegnante di storia. Quest'ultimo ha un nobile intento: vuole dimostrare che nelle condizioni adatte chiunque possa trasformarsi in un nazista post-litteram, ma il gioco ben presto gli sfugge di mano e i ragazzi stessi, investiti dall'Onda dell'entusiasmo trascendono e arrivano a colpire duramente tutti coloro che non appartengono al gruppo fino a ricreare le basi di un possibile movimento totalitario.
Interessante in questo libro il modo diverso di approcciare un fenomeno storico come il nazismo e qualsiasi altra forma di governo totalitario: l'indagine sui meccanismi di costruzione del plagio (giovanile) è accurata e chiarissima. L'intera vicenda diventa uno spunto di discussione e di dibattito perché loro malgrado i protagonisti si trovano coinvolti in qualcosa che, superando lo spirito individualistico tipico dei tempi moderni, li gratifica e li fa sentire 'corpo unico', massa compatta e quindi incline a seguire gli ordini di un leader carismatico (il professore in questo caso) che sa suscitare moti emozionali di profonda risonanza puntando sul bisogno di sicurezza e di certezze.
Non così felice è il film tratto dal libro: il finale stravolto e drammatico non rende ragione della fredda pacatezza con cui nel libro l'esperimento viene portato avanti e concluso in modo magistrale dal professor Ben Ross.