sabato 5 gennaio 2013

La generazione della diffidenza

Esiste un malessere delle relazioni educative che mette in discussione la possibilità di fare educazione (almeno nelle modalità della tradizione)? Viene infatti da chiedersi se sia ancora possibile stabilire scambi educativi intesi come rapporti di lunga durata o di coinvolgimento effettivo. In generale si ha l'impressione che l'atteggiamento giovanile verso il mondo degli adulti (peraltro ricambiato) sia improntato alla diffidenza o all'incapacità di comprendere il significato dell'educazione.
Così molti si pongono queste o simili domande:

  • Gli adulti vengono davvero visti come un pericolo da cui guardarsi?
  • La fiducia nei loro confronti è davvero così compromessa?
  • Quali sono le cause di questo atteggiamento?
  • Perché è difficile parlare con le classi, e individualmente con gli adolescenti?
  • Quale livello di interazione reale, al di fuori dei ruoli assegnati è ancora possibile creare?
  • Quali strategie occorrerebbe ideare per uscire da questo stallo?
Tutte queste domande si fanno via via più pressanti a mano a mano che si riscontra un blocco sempre maggiore nella relazione educativa tesa tra il rifiuto palese (o morbido) e l'indifferenza di chi non comprende più il linguaggio dell'interlocutore. Guarda l'educatore che tenta ancora di comunicare come un vetusto rimasuglio archeologico e si chiede: "Che cosa sta dicendo? Non capisco".

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