sabato 5 gennaio 2013

L'isola dei Liombruni

L'Isola dei Liombruni di Giovanni DeFeo per i tipi di FAZI Editore è la sorpresa di questa estate. Libro visionario e complesso, ha una scrittura di difficile decifrazione. Un primo sorprendente contrasto è dato dalla scrittura, realista, che disegna un'atmosfera completamente fantastica. L'isola dei Liombruni infatti evoca i movimenti onirici degli adolescenti colti nel difficile momento del trapasso dallì'infanzia alla vita adulta.
I riferimenti psicologici sono evidenti: il desiderio di libertà, fino al punto di sognare di uccidere gli adulti e il destino a prenderne il posto in una visione ciclica del mondo e della vita sono temi classici legati al romanzo di iniziazione.  Tuttavia la trattazione è estremamente originale, come originale è da un lato la crudezza di rappresentazione del mondo e dall'altro l'estremo realismo delle situazioni descritte.
L'isola risulta dunque un plausibile spaccato di pulsioni adolescenti e la sua estate eterna, destinata a rivivere ogni vent'anni nei sogni dei ragazzi che vi trascorrono le vacanze, è l'estate della tensione tra la voglia di crescere e il desiderio di rimanere bambini.
Le leggi dell'isola dicono che tutto ciò che si sogna è reale; che le parole "mamma" e "papà" sono proibite; che gli Alti sono nemici e che nessuno può uccidere i liombruni. Sono leggi da rispettare con un segreto brivido di paura, come quello che scuote dal sonno Smiccio e Zenzero, all'alba del loro quattordicesimo compleanno.
Il mondo, che ricorda le atmosfere del fortunato capolavoro di Golding Il Signore delle Mosche  pur nella sua mediterraneità, è un mondo fantastico e oscuro in cui gli Alti non sono che gli adulti, sopravvissuti alla notte di violenza della Carnara. In esso vi sono ritualità emozionate e conturbanti: i Certami sono sfi­de sanguinose, i ragaz­zi possono diventare potenti Baroni e le ragazze bel­le e perfide Capere, signore dello Struscio serale e di amori brevi e intensi come fiammate.
Ma attenzione: tutto assume ben presto le fattezze di un sogno collettivo destinato a incrinarsi non appena si scoprono passioni più adulte: l'amore proibito (perché continuo e VERO) di Smiccio per Cecella, la gelosia, la crudeltà, l'avidità.
Così si celebra il tramonto del sogno: un declino che sfocerà (forse) in un'ultima, prevedibile  e inevitabile Carnara.

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